Essere e gioco. Da Platone a Pelé. Il senso del calcio e della condizione umana
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Prezzo online: € 16,90
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ISBN:
9788867768851
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Editore:
Ultra [collana: Long Runners]
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Genere:
Filosofia
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Dettagli:
p. 287
Non Disponibile
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Contenuto
Heidegger era un'ottima ala sinistra, Derrida era un buon centravanti, Camus giocava in porta (come Giovanni Paolo II) e un numero non piccolo di filosofi ha utilizzato il calcio per fare filosofia: Sartre amava dire che il calcio è una metafora della vita, Wittgenstein giunse alla svolta del suo pensiero guardando una partita di calcio, Merleau-Ponty spiegava la fenomenologia parlando di calcio. Come mai? Il calcio si basa su un principio: il controllo di palla. Ma il principio non può essere finalizzato a se stesso. Per giocare bisogna necessariamente abbandonare la palla e metterla in gioco. Controllo e abbandono sono i due princìpi del calcio e della vita. La filosofia, come gioco della vita, si basa su regole calcistiche: per filosofare bisogna saper mettere la vita in gioco. È per tale motivo che in questo libro si spiega l'idea di Platone con Pelé, la contraddizione del non essere con Garrincha, la virtù e la bellezza con Platini, ma anche l'inverso: il genio di Maradona con la "logica poetica" di Vico, la visione di gioco di Falcão con il mito della Caverna, il cucchiaio di Totti con la metafisica di Aristotele, e tanto altro ancora. Il calcio, infatti, non è solo una metafora, ma un paradigma cognitivo che con la sua connaturata idea di pluralità dà scacco matto al fenomeno politico più drammatico della modernità: il totalitarismo. Hitler e Stalin pretesero di controllare tutto e ci riuscirono. Pretesero di controllare anche il pallone. E persero.
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