L'etą vittoriana nella letteratura
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Gilbert Keith Chesterton (GKC) in questo saggio del 1913 sottolinea che la letteratura ha infranto il compromesso vittoriano che negava, grazie anche allo scudo morale offerto dall'utilitarismo, l'esistenza di un diffuso disagio sociale nell'Inghilterra della seconda rivoluzione industriale. I grandi scrittori - Dickens, sicuramente, ma soprattutto Stevenson - reagiscono a questa rimozione collettiva: ognuno a proprio modo ma tutti pienamente consapevoli che qualcosa di fondamentale fosse andata perduta nella loro societą. L'Uomo. GKC intuisce che la ricerca ottusa del benessere ha portato a un autunno spirituale, a una strana e fredda atmosfera di vacuitą: "I vittoriani - scrive - credevano che il commercio estero dovesse portare la pace: e ha portato la guerra. Credevano che il commercio interno dovesse promuovere la prosperitą: e ha in gran parte promosso la povertą. Ma per loro questi erano esperimenti; per noi devono essere insegnamenti. Se noi continueremo a trattare il popolo com'č nell'uso capitalista, se noi continueremo a servirci degli armamenti esteri com'č nell'uso capitalista, il nostro comportamento ricadrą pesantemente sui vivi. Il disonore non resterą ai morti".
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