Rossi a Manhattan. Comunisti nel paese sbagliato. La mia famiglia
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Luglio 2010. Un fascicolo dell'Fbi arriva su una scrivania nel cuore di Roma. Seduto alla scrivania c'è Eric Salerno e quel plico beige contiene la storia della sua vita: i documenti riservati riguardanti Michele Salerno, giornalista italiano comunista cacciato dall'America dopo ventotto anni trascorsi a combattere capitalismo e imperialismo. Quell'uomo era suo padre. Eric ricostruisce, ricorda, annota e rilegge il passato. È il 1923 quando Michele lascia Castiglione Cosentino per gli Stati Uniti. Non tollera il regime fascista nascente in Italia. Lui, comunista di famiglia cattolica, desidera un vivere intenso, dove la diversità di idee tra i popoli, le nazioni, sia elemento di incontro e non di conflitto. Ha voglia di guardare avanti e ora è nel paese giusto per farlo. Elizabeth Esbinsky, detta Betty, è poco più che una bambina quando viene portata in salvo in America. Alle sue spalle Chojniki, cittadina oggi incastonata tra Belarus e Ucraina, e una lunga scia di morte: le guardie bianche dello zar che combattevano contro i rossi, i pogrom, la guerra civile, le lotte antisemite. Betty porta con sé la coscienza ebraica e l'amore per la libertà di espressione. Michele e Betty si incontrano a New York, si amano. Fanno delle loro singole lotte una lotta comune e assieme assistono alle azioni degli antifascisti in Italia, all'ascesa della dittatura del generale Franco in Spagna, alla persecuzione dei comunisti americani durante la Guerra fredda.
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