Giuseppe Terragni. Ediz. illustrata
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La formazione di Giuseppe Terragni si colloca nell'ambito del complesso punto di partenza del Razionalismo italiano: in bilico tra l`eredità futurista, il linguaggio metafisico di "Valori Plastici" e il classicismo di primo Novecento - una via complessa e italiana alla modernità, dove la forma e l'estetica dell'edificio sono subordinate ai suoi caratteri tecnici e pratici. Terragni amava progettare di notte su un grande tavolo "ricolmo di tavole alla rinfusa", con la sigaretta in bocca, in compagnia del gatto Demiurgo. Alto e massiccio, i colleghi lo descrivono vestito senza cura, con le mani "pesanti e goffe" ma che sapevano disegnare "un segno esile, un filo sottilissimo, vibrante e netto". Nasce così la Casa del Fascio di Como, l'opera più rappresentativa, un vero e proprio manifesto del Razionalismo italiano - ma anche l'edificio destinato a interpretare lo spirito del regime e a scatenare polemiche. Seguono poi i grandi condomini residenziali (Casa Rustici, Ghiringhelli, Lavezzari, Toninello, Rustici-Comolli): è il tema complesso della "casa moderna", che la V Triennale del 1933 aveva proposto quale oggetto di discussione architettonica. E poi ancora la grande architettura di Stato, ripresa in occasione dei grandi concorsi romani: per il Palazzo del Littorio, per il Palazzo dei ricevimenti e dei congressi all'E42 e per il Danteum, tutti rimasti sulla carta.
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