L'eretico. Mimė la Cavera un liberale contro la razza padrona
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Č stato scritto tutto e il contrario di tutto. Ma c'č una cosa che nessuno ha mai avuto la sfacciataggine di scrivere a proposito dell'ingegnere Domenico La Cavera, detto Mimė: era simpatico. Maledettamente simpatico. E coinvolgente. Lo č stato tutta la vita con interlocutori di volta in volta diversi: dai vertici della Confindustria del secondo dopoguerra con cui poi ruppe violentemente a Enrico Mattei, da Peppino Alessi primo presidente della regione siciliana a Emanuele Macaluso, da Mauro De Mauro, a Vittorio Nisticō, direttore de "L'Ora", a Vito Guarrasi. E poi i rapporti con il presidente della Fiat Vittorio Valletta che riuscė a convincere a portare la Fiat in Sicilia e quelli con l'avvocato Gianni Agnelli. Per arrivare ai nostri giorni con l'amicizia condivisa e la stima con i dirigenti di Confindustria. E poi il grande amore per la pių bella donna d'Italia, la diva Eleonora Rossi Drago, conquistata con la caparbietā e lo charme di un uomo che sapeva vivere. Il racconto della vita di Mimi, che Macaluso ha definito "un piccolo profeta disarmato", si intreccia con la storia della Sicilia e dell'Italia, con quello che l'isola poteva essere e non č stata. Il suo pensiero, oggi, resta alla base del lavoro di Confindustria Sicilia che nel 2005 lo aveva nominato presidente onorario ricucendo la ferita aperta con l'espulsione del 1959.
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