Assalto al cielo. La classe operaia va sui tetti
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La gravità della crisi del lavoro in atto a livello mondiale, con oltre duecento milioni di disoccupati, è da molti considerata una forte minaccia alla stabilità sociale. Il rapporto 2011 dell'Eures afferma che la disoccupazione causa un suicidio al giorno. In Italia e in tutta l'eurozona i tassi di occupazione calano costantemente e aumenta in modo preoccupante il numero dei cosiddetti Neet, giovani che non studiano e non lavorano (not in education, employment or training), sigillo di "non garanzia" del futuro per le nuove generazioni del nostro Paese. Dal 2008 la crisi economica che ha investito l'Europa ha sconquassato ogni equilibrio. Molte aziende non hanno retto e i licenziamenti sono diventati una prassi diffusa. Tanto da non fare più notizia. Come attirare l'attenzione dei media, come accendere i riflettori sulla cassa integrazione e su decisioni che i dipendenti erano e sono costretti a subire? I lavoratori hanno intrapreso una forma di protesta che non era mai stata utilizzata prima: sono saliti sui tetti e sui monumenti. Un viaggio in quel pezzo di Paese che ha dato l'assalto al cielo per non essere più invisibile. Dieci aziende, decine di occhi e di voci per raccontarle. Gli occhi e le voci sono quelle dei lavoratori e delle lavoratrici della Yamaha, della Merloni, ma anche dell'lspra, l'ente di ricerca ambientale. Le loro sono storie di rinunce e di lotte, di cassa integrazione e solidarietà, di attese e presidi davanti a una fabbrica chiusa. Prefazione di Francesco Piccolo.
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