Da David a Saatchi. Trattato di sociologia dell'arte contemporanea
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Che cosa c'è in comune tra Jacques-Louis David e Saatchi, attuale zar mondiale dell'industria pubblicitaria che nel 1997 ha organizzato la repellente mostra 'Sensations'? Tra la 'Morte di Socrate', manifesto delle virtù civiche, di David e le carogne putrescenti di Damien Hirst? A questi interrogativi il libro tenta di dare risposta, analizzando i processi sociali della cosiddetta 'arte contemporanea'. Dalla fine del Settecento la borghesia trionfante ha trovato nell'arte uno dei surrogati laici della religione e un elemento dell'identità nazionale; sono avvenute la feticizzazione dell'artista come genio creatore e la scissione tra estetica ed etica. Nel Novecento la fotografia, la pubblicità e il cinema hanno relegato l'arte d'avanguardia (AC) a ristrette élites. I magnati americani si sono affidati agli intellettuali di sinistra nella sua promozione, riconoscendovi il luogo privilegiato dell'innovazione, logica centrale del ciclo produzione-consumo. Negli ultimi decenni essa è stata integrata nel sistema globale della finanza e dei media, come 'reparto meraviglie e scandali' del mercato e delle industrie culturali.
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