I giorni sono stanze di cristallo
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Anna Antonini, docente di Lettere in una scuola statale palermitana, esordisce con un romanzo ricco di atmosfere proustiane. Gią nel titolo, infatti, l'autrice rivela la fragilitą dei ricordi che, come stanze di cristallo, possono infrangersi e dissolversi nell'oblio. Ma, se per Proust il riscatto dal tempo avveniva attraverso gli odori e i sapori, per la Antonini, invece, esso avviene attraverso il raccontare con discrezione e rigore, raccogliendo i momenti minuti, segreti, di un'epoca eccezionale: l'infanzia. Un'infanzia, quella dell'autrice, vissuta in un microcosmo, sullo sfondo di una societą patriarcale da poco uscita dal cataclisma della seconda guerra mondiale. Siamo nei primi anni '50. Il microcosmo sul quale Anna Antonimi si china con grande tenerezza č piccolo davvero: č un paesino in provincia di Trapani con le case «recintate da alti muri celanti immensi cortili ombreggiati da pergolati e profumati da piante di rose e di gelsomino»; ed e tuttavia tutto l'universo per la bambina che in esso mosse i primi passi circondata da un grande e affettuoso parentado: genitori amorosi, zii, nonni. L'autrice, con precisione e luciditą, riattraversa lo spazio ed il tempo per ritrovare quei giorni dispersi di tanti anni fa e narrare cosi una storia quotidiana, dimessa, domestica, in cui le giornate sono spesso segnale dal disappunto, ma dove non mancano momenti di pura gioia.
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