Scritti filosofici
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Mao Zedong è un grande dirigente politico che affronta i giganteschi problemi che affliggono il popolo cinese. Nella sua azione politica la sensibilità dialettica gli permette di comprendere come alla dottrina marxista si debba intrecciare quell'analisi concreta della situazione determinata, che costituisce forse il più forte legame fra Mao e Lenin. In altre parole, la "ricaduta" politica del marxismo non è opera, neanche per Mao, di deduzione, di esplicitazione dell'implicito, non è un procedere analiticamente. Si tratta, al contrario, di comprendere quale senso possano avere certe proposizioni generali, in contesti che sono, sempre, specifici, originali e che, dunque, costringono all'inventività, alla creatività. In realtà, è questo che Mao - con ragione - chiama dialettica. Quando Mao produce esempi di dialettica e di situazioni dialettiche, risulta chiaro che il suo problema è come risolvere complessi, variegati problemi politici, in una Cina in cui 650 milioni di persone (siamo negli anni Cinquanta) debbono vivere quotidianamente. Ed allora il lettore si imbatte in pagine particolarmente vive, che danno l'impressione di trovarti dentro quella concreta situazione, che Mao e i comunisti debbono affrontare e risolvere; insomma è come se il lettore riuscisse a toccare con mano le specifiche complessità di quella Cina in quel momento.
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