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In difesa del suicidio

di Donne John

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Contenuto

"Beza fu un uomo eminente, illustre e glorioso come nessun altro. Quando il fulgore della sua erudiziene splendeva come la luce nel meriggio e gli altri eguagliavano a malapena quella dell'alba o del mattino e ogni sua scintilla rifulgeva, confessò che, per l'angoscia di una tricofizia che aveva invaso la sua testa, volle gettarsi dal Ponte dei mugnai a Parigi e venne salvato da suo zio che si trovava casualmente a passare per quella via. Anch'io ho di frequente simili tendenze malate, poiché venni educato e formato fin dai primi anni di vita da uomini di una religione oppressa e perseguitata, abituati al disprezzo per la morte e desiderosi di un probabile martirio, e perché intendo far trovare la mia porta interiore ben serrata dinanzi al nemico comune. Forse in me si è manifestata una simile inclinazione perché la stessa dottrina è ambigua e flessibile al riguardo, o perché la mia coscienza sempre mi assicura che nessun rancore ribelle verso i doni divini né nessun altro peccaminoso conflitto ispira in me questi pensieri. Ed essi non sono neppure ispirati da sdegno oltraggioso né da vile debolezza. Ogni qual volta l'angoscia mi assale, penso che possiedo le chiavi della mia prigione, e nessun altro rimedio si presenta con altrettanta immediatezza al mio cuore della mia stessa spada. Accetto tutto lo scandalo che potrà derivarmi da questa impresa e non lo riverso su nessun altro."

Vuoto