Vita di Barbato. Testo latino a fronte
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Il mondo violento e misterioso dell'Europa cristiano barbarica ha il suo specchio più fedele nell'agiografia. La breve ma esemplare Vita di Barbato (IX sec.), nell'intreccio di religione e politica, testimonia l'affermarsi dì un modello di santità non più imperniato sulla figura del monaco - asceta, ma su quella del vescovo-monaco-missionario. Rievoca l'assedio dei Bizantini a Benevento, nel 663, l'intervento miracoloso del vescovo, a salvare la città, l'evangelizzazione dei Longobardi. Ma all'autorità dell'uomo di Dio, forte dell'ausilio femminile - l'assistenza della Vergine Maria, ma anche la complicità della pia moglie del duca, Teodorata - i Longobardi oppongono una tenace fedeltà alle tradizioni avite all'idolo della vipera d'oro, al loro albero sacro. "Non lontano dalle muta di Benevento in una specie di ricorrenza adoravano un albero sacro al quale sospendevano una pelle d'animale; tutti coloro che lì si erano riuniti, voltando le spalle all'albero, spronavano a sangue i cavalli e si lanciavano in alla cavalcata sfrenata cercando di superarsi a vicenda. A un certo punto di questa corsa, girando i cavalli all'indietro cercavano di afferrare la pelle con le mani e, raggiuntala, ne staccavano un piccolo pezzo mangiandolo secondo un empio rito".
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