"Ho bisogno di scrivere, scrivere ancora. Per superare, senza mai lasciarmi definitivamente alle spalle, ciò che in qualche maniera ho attraversato, espresso, sorpassato e che imperterrito continuo a ripetere in altri termini, con un differente incedere, accompagnandomi con un passo riconducibile all'altro ma su un terreno distante. Camminare sulle faglie di sé, a cavallo del proprio sisma interiore, scivolare dentro il crepaccio della notte. Tentare invano di ricucire il vuoto, il buio. Intere metropoli di pensieri sorgono man mano durante lo scorrere dei giorni sulle rive di rimuginazioni che straripano da argini di sabbia, permeabili a tutte le sensazioni, non sufficienti a contenerne gli impeti. I giorni si rincorrono in questa apparente immobilità, mi rendo conto dell'avanzare degli eventi sfiorando le rughe che, investendomi, innalzano dighe tortuose e ramificate. Inondazioni di nulla mi sommergono. Scrivo non per il momento del qui e ora di cui godo, ma per dire ancora quando il fiato sarà venuto meno e nessuno saprà che anch'io ho solcato per poi piantare il seme di me come pensiero che necessita di poca acqua per germogliare, crescere, raccogliersi."