La pelle che pensa. Il tatto come linguaggio universale, tra filosofia, neuroscienze e tabł sociali
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Sottovalutato e dato per scontato, cos'č successo al tatto, l'atto pił semplice e antico dell'umanitą? Il tatto nasconde un mondo: č un linguaggio universale, un dialogo tra cervello e pelle, un atto di cura e una forma di resistenza in un'epoca in cui i corpi si allontanano. Centrale nei miti dell'Odissea e indagato dalla filosofia fin da Aristotele, il tatto č finalmente studiato dalle neuroscienze, che ne mostrano l'essenza: dalle carezze che alleviano il dolore nelle cure palliative alle fibre nervose che trasformano un massaggio in benessere; dalla fragilitą di chi si chiude al contatto alla fame di pelle che genera disagio mentale. Nella societą il tatto riflette visioni diverse del corpo, dell'identitą e della cultura: la pelle sintetica della robotica, il tocco sociale, l'evoluzione dei saluti, le manipolazioni mediche, le politiche no-touch nelle scuole, fino alle ricerche sui canali Piezo del premio Nobel Ardem Patapoutian e alle fibre C-tattili del tocco affettivo. Sono questi i tasselli del mosaico che la neuroscienziata e divulgatrice Marta Paterlini ricompone in "La pelle che pensa", mostrando come il tatto sia oggi sospeso tra tabł e necessitą, paura del contatto e disperato bisogno di connessione. Perché toccare č curare, parlare, esistere.
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