In "17-21", Alessandra Buschi compone una mappa poetica intima e collettiva, una geografia di voci femminili, stagioni interiori e corpi che abitano lo spazio e la memoria. I versi si fanno gesto quotidiano e universale, parlano di mani immerse nei bucati e di desideri sospesi tra cielo e terra, tra infanzia e madri, tra il tempo che passa e quello che ritorna in altre forme. È un diario di resistenza lieve e tenace, scritto sul margine tra la cura e la perdita, dove ogni parola cerca un equilibrio tra ciò che resta e ciò che muta. L'autrice ci consegna il suono dei pensieri che non urlano, ma che si attardano, in un sussurro continuo: memoria, appartenenza, amore, corpo, terra. Una poesia che scava in profondità, nei solchi della vita vissuta e di quella ancora da dire.