Eresie a Napoli. L'Inquisizione 1547. Vol. 2
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Prezzo online: € 39,00
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ISBN:
9788872973554
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Editore:
Abe [collana: Dissertazioni & Conferme]
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Genere:
Religioni
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Dettagli:
p. 136
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
È la vendetta del Vicere' Toledo, spagnolo spietato e vendicativo. La Cronaca ruota intorno alla rivolta del 1547, o meglio, ai danni causati dalla ribellione, scattata alla sola notizia di voler instituire il Tribunale della Santa Inquisizione. Non è ovviamente la rivoluzione di Masaniello del 1648, ma quella capeggiata da un suo omonimo, giusto un secolo prima. Il capo della Rivolta fu infatti tal Tommaso Aniello Sorrentino di Napoli che, in groppa a un amico, girò per i seggi della Città a radunare gente per la protesta nel nome del popolo e dei nobili. Fatto è che si dissociarono subito gli ufficiali della Vicaria, sebbene furono poi costretti a chiudere quelle carceri perché il Popolo, inneggiando al giovane e brillante Principe di Salerno intese spostare la protesta dal sordo Viceré all'amato Carlo V. Ma Don Petro approfitta della partenza di Don Ferrante Sanseverino e lancia le sue truppe a bombardare le povere case del quartiere più vicino al castello, uccidendo donne e bambini. Il popolo, invitato dal Priore di San Lorenzo, sede del Parlamento della Città, è costretto alle scuse per evitare la distruzione a tappeto. I nobili si discolpano e si tirano indietro, ma la vendetta cade subito su tre giovani rampolli fatti «squartare» in pubblica piazza. Sono in molti a ritirarsi, a cominciare dai deputati cittadini, capeggiati da Mormile che, in groppa a un ronzino prima solleva il popolo e poi dice a tutti di tornare a casa. La Città è costretta alla pace, ma l'odiato Viceré, preso di mira, scampa per un pelo a un attentato. Toledo alza il tiro e gli Spagnoli sparano sulla folla, in attesa di aiuti perfino da Firenze, pronti a colpire il popolo. Poi torna la ragione e si evita l'assalto della Vicaria da parte dei cacciatori Calabresi e dei fuoriusciti, di cui la città ormai è piena, pronti a farsi uccidere a decine. Finalmente Napoli s'arrende e giura fedeltà: il popolo consegna le armi e il Re invia l'indulto, trattenendo a corte il Principe di Salerno. Resta al suo posto con maggiori poteri il Viceré, pronto alla vendetta finale. Comincia infatti, scalzata l'Inquisizione, l'epoca delle eresie a suon di bandi, manifesti e trombette che per le vie della capitale preannunciano condanne per i laici che parlano di religione, per i luterani, e per i seguaci di Sodoma e Gomorra. Gli editti contro gli eretici si sprecano e le torture a danno dei poveri Napoletani anche. Chi viene messo alla corda, chi confessa, chi viene liberato e chi ucciso ugualmente, «squartato» o decapitato con la scure è solo un particolare. I nobili credevano di averla scampata, ma la spada del prorex spagnolo si abbatte su tutti. È sempre quella di Don Pedro, l'uomo che si è fatto raffigurare anche sulle medaglie che i supplicanti mostrano afflitti a Carlo V che le sfiora, sorride, e se ne va. Sabato Cuttrera
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