Il rinascimento amalfitano tra aragonesi e spagnoli sotto l'egida del ducato feudale (1438-1583)
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Prezzo online: € 15,00
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ISBN:
9788888283944
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Editore:
Centro Di Cultura E Storia Amalfitana [collana: Quad. Centro Cultura E Storia Amalfitana]
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Genere:
Storia
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Dettagli:
p. 367
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
Il Rinascimento amalfitano non dev'essere inteso tanto dal punto di vista tradizionale delle forme dell'arte e dell'architettura quanto piuttosto sotto i profili politico, con interessanti risvolti amministrativi, sociale, segnato dal lento declino dell'antica nobiltą e la conseguente affermazione della classe mediana, e per certi aspetti anche economico, nell'ottica di nuove direttrici di commercio e di protoindustria. Tutto comincia con l'infeudazione del ducato, che culmina nel lungo periodo di governo dei duchi Piccolomini (1461-1583), una delle pił potenti casate aristocratiche dell'Italia tra Quattro e Cinquecento. Singolare divenne allora la commistione amministrativa tra la corte dei signori e le Universitą del territorio con i loro sindaci e i loro eletti. Rinasceva per certi versi l'antico ducato di Amalfi. I duchi di Amalfi di quel tempo si mostrarono quasi a livello delle varie signorie della penisola italica, gestori di una politica perfettamente in linea con le istanze aragonesi prima e vicereali poi. Anch'essi furono amanti dell'arte, dimostrandosi appassionati mecenati, come le duchesse Eleonora d'Aragona e Costanza d'Avalos, di pittori, poeti e scrittori emergenti e sostenendo le loro opere realizzate nello spirito religioso ma anche nella rivisitazione del "mito di Amalfi ". Nel loro palazzo amalfitano nacque l'affascinante storia dell'amore impossibile tra Giovanna d'Aragona e Antonio Bologna, narrata da Matteo Maria Bandello e portata sulla scena del teatro drammatico elisabettiano da Webster e nel contesto spagnolo da Lope de Vega. Fu quella l'epoca nella quale emersero, sotto l'aspetto di un'economia mercantile e marinara e delle attivitą produttive, centri quali Maiori e Tramonti, che raggiunsero il massimo livello demografico. Gli amalfitani entravano nell'Etą Moderna con lo spirito del loro Medioevo, etą fulgida e pregna di significative realizzazioni, e con la volontą determinata di un rinascimento totale che potesse cancellare gli effetti disastrosi della crisi del Trecento.
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