Uno sguardo austero, un mite cuore. Saverio Spangaro (1870-1946): il chirurgo
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«Non ghe lo cava gnanca Spangaro»: così, fino a pochi anni fa, riferendosi a un mal che nemmeno "lui", il medico per antonomasia, poteva "togliere", qualche anziano veronese definiva il preoccupante stato di salute di un conoscente. Saverio Spangaro fu un eccellente chirurgo che lavorò a Verona nei primi decenni del Novecento. Ma, per quanto in città lui godesse di una considerevole fama, nemmeno in famiglia si conoscevano bene certe particolari vicende e le ripercussioni che ebbero su di lui. Fino a quando una nipote non trovò, in cantina, una scatola di lettere, fotografie e documenti. Ripulendoli dalla polvere del tempo, cominciò a capire: erano storie di persone vere, così significative e insolite che sembravano chiedere di essere raccontate. Ha quindi immaginato di seguire il nonno, mentre passeggia per Verona o alle pendici del Monte Baldo, ripercorrendo la sua vita: gli ideali, la professione, gli incontri, le assenze, gli affetti, gli amori. Ne è risultato non un romanzo, ma il "racconto di un uomo", ritratto nel suo ruolo di personaggio pubblico, ma anche negli aspetti più personali e inaspettati, che si intrecciano con il contesto del tempo e con altre vite.
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