A Los Angeles con Raymond Chandler. Philip Marlowe nella «Città degli angeli»
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Nato a Chicago, cresciuto in Irlanda e in Inghilterra, Raymond Chandler era arrivato a Los Angeles nel 1912, alla vigilia dello straordinario boom economico e urbanistico innescato a partire dagli anni Venti dall'industria petrolifera, poi da quella del cinema. Quando, a 45 anni - vent'anni dopo esservisi stabilito - iniziò a scrivere le sue prime opere, non la riconobbe più. In una lettera al suo editore inglese, osservò: «Ho perso Los Angeles. Non è più il luogo che conoscevo così bene e che sono stato il primo o quasi a mettere su carta. Ho questa insolita impressione di aver contribuito a creare una città prima di esserne espulso...». Come in uno specchio, attraverso il suo alter ego Philip Marlowe, Chandler descrive una Los Angeles artificiale, afflitta dall'urbanizzazione galoppante e dalla criminalità organizzata, una città in cui il sentimento di alienazione nelle periferie urbane è imperante. La funzione di Marlowe è quella di "graffiare" Los Angeles (e l'intera società americana del suo tempo), agendo come un "decodificatore" in grado di svelarne e smascherarne il lato oscuro. Questo libro cerca di ricreare la "mappa" della "Città degli angeli" attraverso le descrizioni presenti nei romanzi e nei racconti di Chandler.
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