L'alba dentro l'imbrunire. Io e il Parkinson: una vita a metà?
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
Nel giugno del 2012, decorsi quattro anni dalla remissione di un linfoma non Hodgkin, il mondo di Lidia, all'età di 56 anni, è nuovamente sconvolto dalla diagnosi di una patologia incurabile e invalidante: la malattia di Parkinson. La degenerazione diventa una realtà con cui misurarsi quotidianamente. I limiti imposti dalla malattia e gli effetti collaterali dei farmaci producono cambiamenti radicali nella sua vita, inquinando le sue relazioni familiari e sociali e spingendola verso l'isolamento. Ma lei non si lascia andare. Reagisce. Tramite la scrittura, inizia un'esplorazione di sé e del proprio vissuto più significativo, che la conduce a reinterpretare il suo mondo alla luce della malattia. Strutturata sotto forma di diario, la narrazione, che le fa "riaprire i libri della sua biblioteca interiore", assume via via un sapore di riscoperta e di riscatto nonché di denuncia di un sistema sociale - votato alla competizione, all'edonismo e all'indifferenza - che lascia ai margini coloro che non sono più in grado di rispondere alle sue logiche. La fragilità, da limite si trasforma in parabola esistenziale che sfocia nella "disobbedienza" di chi non accetta passivamente l'isolamento e la prostrazione imposta dalle dinamiche del malessere. Questo assume la sonorità di una specie di canto dell'anima che cerca "l'alba dentro l'imbrunire", in ciò che si dà per scontato ma che scontato non è affatto. La consapevolezza cui perviene le permette di ricucire la frattura con il suo mondo e di dare voce al disagio di coloro che vivono condizioni analoghe alla sua e dei familiari che li assistono, esortando ciascuno a trovare un proprio modo di viversi come "risorsa" e non come "fardello". L'approdo costituisce una nuova partenza con cui si vuole sensibilizzare anche i "sani" verso i valori della comprensione e della solidarietà, tenendo conto che la vita "è una ruota che gira".
|