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I cieli naviganti. Domenico Rea, Boccaccio e Napoli

di Morosini Roberta

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Contenuto

I cieli naviganti di Goya e di Brueghel il Vecchio sono per Domenico Rea quelli che meglio descrivono l'instabilità del cielo e del mare di Napoli. Nelle parole di Miluzza, la protagonista della Ninfa Plebea, il cielo navigante di Napoli «non era altro che il mare alla sua sinistra capovolto», quello che rendeva la città "l'America del tempo" di Boccaccio. E proprio Boccaccio ispira a Rea la scoperta del mare a volte violento e a volte calmo, e le due Napoli a cui dedicherà un saggio dal titolo omonimo. Nell'altra Napoli Rea esplora i materiali impoetici che ritrova in Boccaccio per farne poesia, «ciò che è in fondo al pozzo», nella vita dei bassi, della plebe, come Peronella del Decameron, in un'analisi socio-economica che ridà dignità a chi un posto non ha avuto nella letteratura perché «le Muse son scese dal Parnaso». Miluzza, musa della Ninfa plebea, è la protagonista di una Nofi che potrebbe essere qualsiasi città del sud nel Secondo dopoguerra. Roberta Morosini invita il lettore a scendere nel pozzo con Rea, e percorrere gli spazi in cui si snoda la vicenda di Miluzza, volto pallido di una delle sante del dipinto di Solimena che Rea deve aver visto nei suoi anni a Nocera Inferiore. Uno di questi spazi è il mare, che diventa "misura di tutte le cose" come per Conrad. Per questo I cieli naviganti racconta Napoli attraverso il suo mare e fa un'esperienza acustica dell'altra Napoli. Dal basso, alla fragorosa battaglia nei fondali del golfo di Napoli, con Lo Guarracino, un poemetto in dialetto napoletano del XVIII secolo, Rea racconta suoni e spazi dell'altra Napoli.

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