La buia notte della chimera. Dino Campana. L'altro canto non scritto
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Esiste un pregiudizio storicamente accettato su Dino Campana: quello legato alla sua follia. Morto nel 1932 presso il manicomio di Castelpulci (dove era rinchiuso da svariati anni), sin dai primi tempi della sua comparsa nella vita letteraria italiana - tramite la raccolta dei Canti Orfici (1914) - il poeta di Marradi era stato percepito come un'entità anomala, diversa, dalla genialità disturbata. Per cercare di scardinare questa granitica interpretazione, Enrico Gurioli analizza la vita di Campana dimostrando quanto la sua mente fosse in realtà lucida: amante dei viaggi, dell'arte e dell'esoterismo, sceglieva di porsi in maniera anticonvenzionale, con gesti spesso sopra le righe, alimentando così il suo stesso mito e le dicerie che lo riguardavano. A cosa sarebbe dovuto dunque il definitivo internamento? L'autore trova la risposta in un incontro cruciale per il poeta marradese, quello con la sua impossibile chimera: la scrittrice Sibilla Aleramo. Un amore repentino, bruciato in pochissimo tempo, ma così intenso da fargli perdere definitivamente la ragione.
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