L'aureola della Gloria. Huygens, Newton e la natura della luce
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Prezzo online: € 14,00
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ISBN:
9791254742952
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Editore:
La Bussola
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Genere:
Teatro
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Dettagli:
p. 80
Non Disponibile
Spese di spedizione: 3,49 €
Contenuto
Il 12 giugno 1689 l'olandese Christiaan Huygens, il più grande scienziato del continente, maestro di ottica, e Isaac Newton, l'inglese, da poco divenuto immensamente celebre per la pubblicazione dei suoi "Principia" sulla teoria della gravitazione universale, si incontrano per la prima volta presso la Royal Society di Londra. In quella occasione i due scienziati mostrarono appieno la stoffa di cui erano fatti. Huygens riferì delle sue idee sulla gravitazione, il centro degli studi di Newton, mentre Newton decise di concentrarsi sui suoi studi di ottica, il cavallo di battaglia di Huygens. Ma ancora più interessante per la nostra storia è il successivo incontro fra i due ricercatori organizzato proprio da Newton, sempre avvenuto durante quell'estate londinese e del quale non è rimasto alcun resoconto. La ricostruzione immaginaria di questo confronto è al centro de L'Aureola della Gloria. Non tutti sanno che il termine Gloria non solo indica fama e onore, ma che è anche il nome di un particolare fenomeno luminoso. Così il tema della gloria viene qui affrontato in relazione all'aspra contesa che coinvolse Huygens e Newton riguardo la natura della luce: essa è un'onda o è composta da particelle? In scena i due scienziati, alle prese con uno scontro a due, una partita, un esplicito riferimento all'esempio usato da Newton sulla natura corpuscolare della luce, esempio relativo al moto di un pallina da tennis colpita obliquamente da una racchetta. Una partita senza esclusione di colpi, dove i due scienziati fanno sfoggio delle loro conoscenze scientifiche e abilità manuali, utilizzando appositi strumenti e modelli, e delle loro capacità dialettiche per uscire vittoriosi, convincere l'avversario e il pubblico e così coprirsi di gloria eterna quali scopritori dell'essenza dei fenomeni luminosi. Accanto a loro, come terzo e ultimo personaggio, la dea Fama, allo stesso tempo dea degli onori e delle dicerie, che qui gioca il ruolo del coro, come nell'antico teatro greco. Un coro pronto a dialogare con gli attori, a riassumere e commentare le loro storie, a rappresentare un punto di vista esterno. E questo punto di vista altro, accanto alla possibilità della Dea Fama di viaggiare nel tempo e nello spazio, permette non solo di mettere in evidenza aspetti nascosti e personali della vita di un ricercatore, ma anche di seguire nel tempo l'evolversi delle convinzioni scientifiche, il loro tortuoso percorso, molte volte simile ad una spirale.
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