La guerra non ci spezzò. Lettere di una partigiana sovietica a un'amica italiana
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Il 22 giugno 1941, le divisioni naziste attaccano l'Unione Sovietica. A ottobre giungono nei pressi di Mosca. La caduta della città sembra imminente. In quei giorni una studentessa s'aggira per le vie della capitale. Il cuore stretto dall'angoscia, si ferma sul ponte detto di Crimea: «Come era bello! Sembrava che tanti fili lo tenessero per aria sulle acque grigie del fiume Moscova». Si chiede se tanta bellezza non sia destinata a scomparire. Saluta il ponte. Si arruola. Tamara Lisitsian, questo il suo nome, è paracadutata a 17 anni dietro le linee nemiche. È catturata, fugge da un campo di concentramento, combatte insieme ai partigiani. Dopo la vittoria, prova a dimenticare. Ma un'amica italiana l'esorta a testimoniare, la sostiene, l'aiuta a raccontare le vite e i destini segnati dalla guerra, consegnando a queste pagine l'esempio di chi non si arrese quando tutto sembrava perduto.
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