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Benevento aragonese. Il Ducato del Papa in Regno di Napoli fra 1458 e 1498

di Cuttrera Sabato, Bascetta Arturo

  • Prezzo online:  € 55,00
  • ISBN: 9788872974278
  • Editore: Abe [collana: Dissertazioni & Conferme]
  • Genere: Storia
  • Dettagli: p. 212
Disponibile su prenotazione.
Spese di spedizione:
3,49 €

Contenuto

Dopo il sisma del 1348, il tentativo di creare a Benevento una provincia politica fallì e i 36 paesi del Principato Ultra, una volta commissariate le abbazie e cacciati i Catalani, furono inglobati nel Regno, lasciando a Benevento il solo potere politico di una città-stato, coi suoi casali, ma mantenendo quello religioso su tutte le province ecclesiastiche che già possedeva. Fu un passo indietro per le popolazioni dei rioni dei feudi, ma un passo avanti per i cittadini dei borghi regi che possedettero qualcosa in più degli altri regnicoli (costretti ad attendere l'abolizione della feudalità), perché assaporarono in anticipo la globalizzazione, prima di consegnare alla storia una Benevento matura battente bandiera liberale solo quando si liberò dei rettori pontifici che la tennero soggetta fino al 1861. Tanto è vero che, ancora con l'invasione aragonese ci ritroviamo la provincia del Principato Ultra e Citra Benevento, unita alla Capitanata. Nel corso delle vacazio dinastiche, e anche nelle lotte fra guelfi e ghibellini moderni, pertanto, si è appurato che paesi di confine venivano ora annessi, ora distaccati da Benevento. La città, rientrante fra gli stati della Chiesa insieme alla sua provincia ducale, fu da essa distaccata, facendola prima rientrare in Regno, in modo da creare un'altra provincia da annettere al reame. Gli stessi casali continuarono a essere ricostruiti più volte al di qua e al di là di fiumi, monti e castelli, ritrovandosi alcune volte nuclei abitati con lo stesso nome, per l'accanimento dell'ala militare vaticana, rappresentata dal gonfaloniere papalino, prima che l'intera provincia venisse poi annessa al Regno, eccetto le frazioni più prossime. Per tale motivo ritroviamo la Valle Beneventana prima, e poi la provincia di Principato Ultra et Capitanata, nelle mani di capitani di ventura direttamente soggetti ai regnanti la cui sfilza si concluderà con gli Sforza, governatori beneventani della Chiesa e contemporaneamente feudatari del Regno, per rendere il trapasso meno impetuoso. Durante il lungo percorso di assoggettamento temporale dal Papa ai Catalani, ergo dagli Angioini agli Aragonesi, il Pontefice tenterà sempre di ristabilire l'autorità politica sull'intera provincia ecclesiastica. Lo farà senza però mai riavere quella ante terremoto del 1348, lungo l'asse Manfredonia-Lucera-Benevento-Termoli, e si ritroverà col possedere soltanto Benevento e casali, legittimo distretto della Montagna di Montefusco, senza la Vicaria di Ariano. E' chiaro che essendo governatori, ma anche capitani di ventura, agli Sforza farà comodo essere titolari dei feudi di una intera provincia, sebbene rientranti parte nel patrimonio della Chiesa e parte del Regno, almeno fino all'invasione totale degli Aragonesi, benché i Provenzali, a loro volta, mantennero per molti anni la metà del reame nel nome del Re di Francia. Questo libro, senza pretese, intende dimostrare che Benevento non sempre fu Stato della Chiesa.

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