Il poeta e lo scienziato. Quando Rabindranath Tagore incontrò Albert Einstein
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14 luglio 1930. Caputh, periferia di Berlino. Davanti a una casetta in legno si avvicina un uomo. Ha una veste lunga, molto particolare, soprattutto per i tedeschi dell'epoca, che lo guardano incuriositi. L'uomo arriva dall'India, sembra un santone, un mistico dalla fronte ampia e dagli occhi penetranti. È il poeta Rabindranath Tagore - premio Nobel per la Letteratura nel 1913 - discendente da una famiglia di bramini, la casta sacerdotale induista. L'abitazione a cui ha appena bussato è il buen retiro di Albert Einstein, scienziato geniale - Nobel per la Fisica nel 1921 - che ha teorizzato la Relatività e che qui ama passare il suo tempo libero, lontano dal caos della città. Dando spazio alla viva voce dei protagonisti, viene ricostruita in queste pagine la storia precedente quell'incontro straordinario e l'amicizia successiva fra due delle menti più brillanti del Novecento. Il dialogo di quel primo incontro fu registrato e pubblicato per la prima volta nel 1931 nella rivista Modern Review ed è riportato integralmente in questo libro. Due figure lontane, in apparenza. Due uomini che avevano dedicato la vita ad aspetti della realtà distanti tra loro: la spiritualità e la scienza. Cosa mai poteva nascere dall'incontro fra queste due figure? Eppure i loro pensieri avevano molti punti in comune.
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