Vittorio Locchi. Un protagonista della storia e della cultura del Novecento
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Vittorio Locchi, nato a Figline Valdarno nel 1889, poeta e commediografo, fu un brillante animatore della vita culturale nelle città in cui visse: Figline, Firenze e Venezia. Legato da stima ed amicizia a Sem Benelli, ad Ada Negri, a Diego Garoglio, a Giovanni Papini, a Eugenio Baroni e all'editore Ettore Cozzani, Tenente della Posta Militare, perì nel 1917 a Capo Matapan, a causa dell'affondamento del piroscafo Minas, che lo trasportava, con truppe italiane, a Salonicco. I suoi versi non solo gli sopravvissero, ma ne determinarono la fama, soprattutto grazie a Cozzani, che li pubblicò nei raffinati volumetti che componevano i "Gioielli dell'Eroica", illustrati dai maggiori xilografi del tempo: Emilio Mantelli, Francesco Gamba, Filippo Binaghi, Publio Morbiducci e Armando Cermignani. La violenza della guerra attenuò la vena graffiante di Locchi che, nel 1914, si era espressa ne Le Canzoni del Giacchio e favorì la realizzazione di testi più intimi, come Il Testamento, quasi un presagio della prossima fine, o di testi ricchi di ardore, come La Sveglia o La Sagra di Santa Gorizia, che ci fanno rivivere lo slancio ideale di numerosi combattenti. Vari i monumenti a lui dedicati: a Roma, a Gorizia, a Firenze, a Figline Valdarno, che coinvolsero artisti di rilievo, come Eugenio Baroni, Giulio Passaglia, Attilio Fagioli, Ermanno Germanò. Opere che sono ancora attorno a noi e che testimoniano un momento significativo della storia del nostro paese.
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