Sofia racconta la propria malattia con una grande sincerità e con una immensa voglia di guarire e aiutare gli altri giovani che stanno vivendo le sue stesse difficoltà: i disturbi alimentari (anoressia e bulimia). Non è solo anoressia, non è bulimia, non è depressione, disturbo ossessivo, bipolare, disturbo sociale... tutto questo può esserci, sì, ma sono stupide etichette. In ospedale Sofia ha conosciuto anime e storie, non malattie. In mezzo a tutta quella sofferenza Sofia ha disegnato, parlato, scritto alle sue somatizzazioni, allo spirito che si manifesta nella materia, ad un disagio o un vuoto o un pieno o un vizio così disturbante che desidera essere concreto, "visibile", e ha bisogno di mostrarsi per ottenere aiuto o risposte.