La scelta di Cavallina. Dal Tardini allo Stammlager
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L'autore, prima di iniziare a scrivere questa storia, di Renzo Cavallina non conosceva praticamente nulla. La vicenda della sua deportazione era sconosciuta, così ha cercato di scoprire come aveva vissuto i due anni di prigionia e come si era salvato dallo stammlager berlinese. Mettere insieme tutti gli aspetti della sua vita è stato un percorso irripetibile e appassionante, nonostante al centro ci siano una sventura personale e una tragedia collettiva. Oltre alle avversità della vita privata, l'autore ha contemporaneamente ricostruito la parte sportiva. Cavallina infatti non è stato solo un portiere, ma anche un uomo molto amato, sia dagli sportivi di Parma - sua città d'adozione, dove era soprannominato il "gatto magico"- sia da tutte le persone che lo hanno conosciuto. Negli anni Sessanta ha allenato perfino in Libia: è stato uno sperimentatore audace, un antesignano degli allenatori italiani in Libia, dove ha vinto il campionato nel 1969, prima dell'avvento al potere di Gheddafi. Le sue gesta con la maglia crociata sono ricordate nel Museo Ernesto Ceresini, le sue virtù di soldato e di cittadino italiano sono fissate davanti all'ingresso monumentale dello stadio Tardini
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