ĢI chiaroscuri di un affetto veroģ. Lettere a Pier Paolo Pasolini 1952-1969
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Sono molte le diversitā, anche ineliminabili, che emergono dalla loro corrispondenza. La dinamicitā interiore e intellettuale di Pasolini rimarrā sempre distante dal mondo lagunare di Marin, fatto di stasi infinite, mutazioni impercettibili, sfumature di colori, odori e suoni. Ma al di lā di tutto questo c'č una sintonia di fondo che č percezione di un'appartenenza, di umanitā: "Siamo tanto diversi, - scrive Marin a Pasolini il 24 maggio 1963 - eppure abbiamo in comune delle note, degli accordi fondamentali. Tu sei stato il primo a capirmi, e io ho capito te con tutta la mia anima". E non ha importanza che tale comprensione abbia mantenuto al proprio interno zone d'ombra, disagio, parzialitā. Marin č convinto che il tempo ci renderā Pasolini "libero della sua morte", e attraverso una sorta di processo di purificazione gli verrā restituito e verrā restituito al mondo nella sua intera bellezza ormai priva di "scandalo", libera e liberata da ogni contrasto. "Verrā il tempo" - annota sul diario il 17 gennaio 1977 - in cui le sue analisi "sulla nostra attuale realtā, verranno giudicate esemplari ed espressione di una grande anima, di un grande spirito". Ha avuto ragione.
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