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Don Paolo Albera. Gli anni del rettorato (1910-1921)

di Aa.vv.

Disponibile su prenotazione.
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3,49 €

Contenuto

Il volume raccoglie i contributi presentati al Convegno Internazionale di studi su don Paolo Albera (1845-1921), tenutosi il 30-31 ottobre 2021 presso l'Università Pontificia Salesiana di Roma. Il centenario della morte ha costituito l'occasione per riscoprirne la figura di Superiore generale (1910-1921). A don Albera toccò operare all'interno di una società diversa da quella ottocentesca: nuove ideologie si imponevano con forza, nuove pedagogie venivano alla ribalta, la Chiesa stessa affrontava inedite situazioni. Non se la sentì di abbandonare la tradizione, di cui aveva assorbito i tratti spirituali ed educativi caratterizzanti, ma si rese conto che non era più sufficiente rifarsi a don Bosco e a don Rua. Procedette allora, sia pure con grande cautela, ad uno sviluppo dell'intuizione originaria del fondatore, ad un approfondimento del carisma ereditato, ad un aggiornamento delle normative canoniche e del rapporto dei Salesiani con l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Appena nominato ispettore a Marsiglia (1881) corse il rischio di vedere chiuse tutte le case francesi e da direttore spirituale della Società (1892-1910) vide i Salesiani costretti all'esilio o formalmente "secolarizzati" nel 1907 condivise con don Rua le sofferenze per i "fatti di Varazze". Ma pure il suo rettorato (1910-1921) fu carico di tensioni: ad inizio mandato non poté impedire la soppressione delle case salesiane in Portogallo e l'esilio dei Salesiani, così come in Asia Minore, dove si aggiunse una grave crisi interna all'ispettoria. Durante la guerra mondiale dovette assistere, impotente, alla distruzione, requisizione e danneggiamento di decine di case, all'arruolamento forzato di oltre mille confratelli, un centinaio dei quali poi deceduti o con la salute fortemente compromessa. Né furono tranquilli gli ultimi anni del rettorato, in presenza di una faticosa ricostruzione postbellica. Per quanto costretto per causa di forza maggiore a moderare l'impressionante sviluppo della Congregazione salesiana del ventennio precedente, alla sua morte don Albera la lasciò in ottima salute, spiritualmente rafforzata, pronta a riprendere lo slancio delle origini.

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