Molière. Comicità e comunicazione
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Perché ridiamo? Che cosa ci fa ridere esattamente? Olivier Bloch cerca qui le risposte, nell'opera del più grande dei nostri autori comici: dalle gesticolazioni e dai pali in frasca de La Gelosia dell'Impiastricciato all'intronizzazione di Argan come medico, nel Malato immaginario, passando per altre figure del riso, quello provocato dai discorsi incongrui di ragionatori e altri seccatori, il grottesco dei signori borghesi o dei contadini gentiluomini e di altri cornuti, le imposture, gli inganni, le illusioni e gli artifici degli uni o degli altri, falsi devoti, servi, amanti o gran signori, le scempiaggini e le sciocchezze dei vari Sganarelli, ecc., si può dire che si tratta sempre di rotture o lacune nella comunicazione, nei vari sensi del termine. Questa diagnosi porta l'autore a suggerire un'inattesa relazione con le filosofie esattamente contemporanee all'opera di Molière, quelle degli «occasionalisti» - primo fra tutti l'avvocato Géraud de Cordemoy, che Molière certamente conosceva - le quali partono dalla constatazione che nell'universo non esiste una comunicazione naturale tra i corpi, le menti, le loro azioni e i loro stati.
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