Luisa portava in una mano una scarpetta di lana
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Luisa Ferida e Osvaldo Valenti sono stati uccisi, massacrati, falcidiati a colpi di mitraglia a guerra finita. La cronaca è un dato. Ma il dramma non rende alcuna storia condivisa. Non è mai esistita. Un destino avventuroso. Un amore terribilmente fascinoso, misterioso tra la realtà, la coerenza e l'immaginario. Il cinema ha reso Luisa e Osvaldo delle icone in un contesto inquietante, in cui il teatro dell'esistere è sempre una quotidiana recita nei giorni. In questo libro la letteratura è oltre la storia, e questa è sempre più uno specchio del doppio, del riflesso e del nascondimento. La verità è nella morte di Luisa e Osvaldo in una notte milanese, dove il freddo dell'aprile del 1945 ha nuvole sparse e nebbie che navigano nel dubbio e nell'ira. Luisa e Osvaldo finché vissero si amarono. Si amarono anche quando l'amore divenne un ricordo nelle voci del vento. Il tempo raccontò lo strazio e restò il silenzio a intrecciare le parole. Bisogna andare oltre. Per continuare a viaggiare la vita occorre anche andare avanti, ma abbiamo il bisogno e il dovere, come uomini, di non dimenticare. Non scordare e testimoniare testimoniandosi.
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