L'amore negato
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Prezzo online: € 11,99
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ISBN:
9791280815095
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Editore:
Ad Astra Edizioni
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Genere:
Classici
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Dettagli:
p. 142
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
Dobbiamo a Leonardo Sciascia la "riscoperta" di Maria Messina nel 1980, quando lo scrittore, mentre si occupa di una raccolta dedicata a testi che hanno raccontato l'emigrazione siciliana, riscopre una novella, intitolata "La Merica", che lo colpisce al punto da avviare nuove ricerche sulla Messina, ormai caduta nell'oblio. Grazie all'interessamento di Sciascia si restituisce voce ed attenzione ad un'autrice che, pur toccata da un certo successo di pubblico e critica nel corso della sua vita, era morta nel 1944 in solitudine e povertà a causa di una malattia invalidante. L'amore negato, pubblicato da Ceschina nel 1928, è l'ultimo dei suoi romanzi, che chiude un decennio intenso dal punto di vista della creazione narrativa, a cui seguirà l'aggravarsi dei sintomi della malattia. Spesso, al centro dei romanzi della Messina, ci sono storie di donne che rinunciano ad una libertà mai conosciuta, accettando un destino di sudditanza e segregazione. La storia di una delle due protagoniste (due sorelle) de L'amore negato, Severa, è quella di un tentativo di emancipazione, di rivendicazione dei propri diritti alla felicità e realizzazione di fronte ad un destino che sembra già scritto. L'altra (sorella) Miriam, fanciulla e poi donna mite, sogna un destino diverso, un amore ed una qualche forma di realizzazione, ma quasi non osa rivendicarlo, accettando senza mai lamentarsi il destino che si è preparato per lei. Mentre Miriam (insieme alla madre) riesce a ricostruire, dopo lutti, perdite e sofferenze, una sorta di nido familiare ed una modesta tranquilla quotidianità, Severa, che rappresenta quella tensione al cambiamento di status, alla realizzazione del sé di stampo imprenditoriale, è alla fine colei che paga con la solitudine l'impossibilità di realizzazione del suo sogno, condannandosi alla solitudine e all'addio di tutti gli affetti: in questo Maria Messina molto, forse, deve all'antico "maestro" Giovanni Verga che pure da anni non le scriveva più.
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