Vestigi della storia del sonetto italiano dall'anno MCC al MDCC
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
"Un d́, s'io non andṛ sempre fuggendo Di gente in gente; mi vedrai seduto Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo Il fior de' tuoi gentili anni caduto: La madre or sol, suo d́ tardo traendo, Parla di me col tuo cenere muto: Ma io deluse a voi le palme tendo; E se da lunge i miei tetti saluto, Sento gli avversi Numi, e le secrete Cure che al viver tuo furon tempesta; E prego anch'io nel tuo porto quiete: Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, l'ossa mie rendete Allora al petto della madre mesta."
|