Alle prime luci dell’alba un reparto di rastrellatori nazifascisti, indirizzati da una spia, stringe in una trappola mortale la piccola contrada di Vallortigara, dove si è fermata a pernottare una pattuglia di partigiani di Sant’Antonio del Pasubio.
Due giovani combattenti rimangono gravemente feriti, due vengono soppressi sul posto, altri cinque riescono a fuggire dal fienile avvolto dalle fiamme dopo un assedio protrattosi per cinque ore, mentre il capo pattuglia, Bruno Brandellero, si consegna spontaneamente per sottrarre alla rappresaglia gli abitanti della contrada. Sarà fucilato dopo nove giorni di orribili torture, che non otterranno tuttavia di fargli confessare i nomi dei compagni di pattuglia.
La notizia del ferimento dei due partigiani mette in moto il comitato cittadino di Schio di appoggio alla Resistenza, nato nel cuore del popolo lavoratore e organizzato militarmente dagli scledensi che si erano opposti al fascismo sin dai primi anni ’20.
Malgrado l’opera nefasta delle spie, che scatenano una vera e propria caccia all’uomo, i due partigiani feriti riusciranno a sottrarsi più volte alla cattura e, curati con affetto e competenza, torneranno a combattere nelle file del Gruppo Brigate "Garemi" fino alla Liberazione.
Una vicenda che esemplifica in modo esaustivo cos’è stata la guerra di popolo combattuta sui nostri monti e nelle nostre città settantacinque anni or sono.