Tre affettuosi sgambetti a Sciascia
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«Anch'io, come s'è espresso - col tramite di Corrado Avolio - nel suo incipit Enzo Papa (amico di lunga gittata), desidero aprire il mio cenno introduttivo su peso e suono di una pertinente parola. In siciliano, forse a Bronte con maggiore incisività, il termine "minuzzagghi" possiede un preciso significato: sta a indicare l'insieme di cose minute, di frantumi, tritumi, scaglie resesi ormai inutilizzabili. Saranno pure inutili, anche se per Aldo Palazzeschi, nella celebre poesia "Lasciatemi divertire", dichiara con trasporto fanciullesco che «Non è vero che non voglion dire», ma «vogliono dire qualcosa»; e qui, lungo l'asse asimmetrico dei tre sgambetti agitati da Enzo Papa tra le gambe di Sciascia, non è certo (o non soltanto) un lasciarsi cullare dall'estroversa e accattivante papiniana fantasia propria del pleomorfismo creativo di Palazzeschi, piuttosto è un calarsi nell'affermazione esplicita sul diritto all'arte (e l'arte della critica non è da meno)». (Dalla premessa di Aldo Gerbino)
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