Università e ville. Il miglio d'oro futuro
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L'area metropoli di Napoli est coincide con buona parte della città metropoli di Napoli. La legge del Rio ha sostituito le province con le aree metropolitane. E quella di Napoli, è l'area più densamente popolata in assoluto. Come riuscire, per tale conurbazione del sud Italia, a fare una programmazione sovra comunale? Come pensare a un modello di sviluppo del territorio che sia piuttosto una visione condivisa anziché, come è avvenuto finora, la saga dei particolarismi? La transizione ambientale e quella digitale sono le sfide. E trasformare la città metropolitana partenopea in un Ente di visione, è il futuro della area napoletana, qui in esame, con particolare riferimento alla zona est, ottava area metropolitana di Europa per grandezza. I comuni del territorio della città metropolitana sono novantadue, pertanto non basta una gestione ma occorre una visione di insieme per ottenere il risultato voluto. E quali sono le vocazioni che accomunano le città di questo territorio? Il mare, il paesaggio, le ville, la cultura. Perciò la reggia di Portici, che sta nella area metropolitana, e affidata in gestione alla università Federico II, è giusto che rimanga lì , proprio per la caratterizzazione che da molti anni oramai ha dato al territorio. Il piano di sviluppo dell'area metropolitana passa per i PUC, e le scelte devono essere compartecipate. L'area di Napoli è una città di quasi tre milioni di abitanti, e la sola Napoli annovera quasi un milione di residenti, laddove i vari comuni del circondario contano invece circa cinquantamila abitanti ognuno. Le officine Fiore, il cantiere fantasma dell'università di agraria mai nata, sede distaccata della reggia, che doveva sorgere al confine tra Portici ed Ercolano, è un progetto oramai fermo per mancanza di fondi e i manufatti sono purtroppo ridotti a uno scheletro abbandonato in mano ai vandali: lì invece dovrebbero nascere le officine del sapere, proprio per la vocazione culturale consolidata nel territorio. Anche la raccolta differenziata nell'area, è ferma al venti per cento. Occorre allora una nuova consapevolezza che riprogetti il territorio sulla base del suo genius loci. La rigenerazione urbana può partire dal mare, elemento comune dei vari comuni, ma non decolla. L'area può diventare il più grande hub di lavoro da remoto per far rientrare le intelligenze che hanno abbandonato il territorio, ma occorre una visione comune per rendere il territorio attrattivo. Già san Giovanni a Teduccio, con la sua accademy, ha attratto menti da tutta Europa, e dal mondo e Napoli così come Milano può incominciare ad essere di nuovo attrattiva. Tuttavia occorrono progetti di sistema anziché visioni asfittiche e particolaristiche. Piano strategico, piano territoriale metropolitano, piano urbano di mobilità, piano di protezione civile sono gli strumenti in revisione o redazione oppure in approvazione per i quali occorre passare. Tuttavia oggi il PNRR ha la priorità della rigenerazione urbana, tra i suoi obiettivi. Anche l'edilizia scolastica deve avere un asset di progettazione attivo. Infine ci sono i piani delle Smart city. Caivano, Marigliano, Pomigliano hanno fatto da apripista nella progettazione del recupero urbano . L'impronta ecologica della città metropolitana di Napoli è circa cinque volte il suo territorio amministrativo, mentre a Milano, per essa il rapporto è di 2,5. Ecco quindi che a Napoli si è progettato, in passato, l'allontanamento di circa duecentomila abitanti e infatti la popolazione è scesa sotto il milione. Ma questo non basta, occorre una nuova ed organica legge territoriale per il governo del territorio. Bisogna pensare alla città e al territorio metropolitano per l'uomo, e non invece all'uomo per la città. Il territorio deve restituire ricchezza, cultura, servizi, democrazia, in una parola: benessere.
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