Dante e la «bella Trinacria»
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Dante definì "bella" la Trinacria, pur non avendovi mai messo piede. A colpire è la forza plastica delle descrizioni paesaggistiche siciliane che attraversano con vividezza il suo poema. I versi dedicati all'isola dimostrano davvero quanto fortemente a essa si porgesse il cuore di Dante: ne viene fuori una curiosa mappa isolana. Un viaggio che si dispiega da Palermo a Enna, dall'Etna e dal golfo di Catania a Siracusa fino a Capo Peloro e allo Stretto. E dalla predilezione che Dante mostrò per la Trinacria nacque poi nei siciliani un sentimento di gratitudine, di riconoscenza che poi si sarebbe tradotto in un culto effettivo del poeta e del suo capolavoro. La Sicilia infatti divenne, tra il Cinquecento e l'Ottocento, un laboratorio di lettura e interpretazione delle cantiche dantesche. Di tutto ciò la monografia curata da Salvatore Ferlita prova a dar conto: dal primo pezzo che si muove tra i versi della Commedia dedicati alla Trinacria, a quello di un giovane studioso che propone la mappatura delle traduzioni dialettali del poema, sino alla ricognizione degli studi interpretativi siciliani per giungere al viaggio pop che Dante questa volta, nella finzione teatrale, compie per davvero.
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