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Leandro Arpinati. Un anarchico alla corte di Mussolini

di Grimaldi Mauro

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Contenuto

La parabola di una delle figure più controverse del fascismo. Leandro Arpinati fu socialista, anarchico, interventista, fascista della prima ora al fianco di Mussolini, poi afascista in contrasto con lo stesso Mussolini. Capo dello squadrismo bolognese, impulsivo fino alla violenza, dopo la presa del potere da parte del fascismo fu protagonista di una rapidissima scalata alle istituzioni, fino a diventare sottosegretario agli Interni, carica che esercitò con l'autorità di un ministro. Fondamentale il suo ruolo nel mondo dello sport: da presidente della Figc avviò una radicale riforma del calcio italiano. In seguito, dal 1931 al 1933, fu presidente del Coni. La sua ascesa terminò bruscamente, per le sempre più marcate posizioni critiche verso il regime e per un aspro scontro con l'allora segretario del Pnf Achille Starace. Costretto a lasciare ogni carica, fu inviato al confino a Lipari. Dopo l'8 settembre 1943 rifiutò di tornare a collaborare con Mussolini, attivando contatti con la resistenza e con le forze antifasciste. Il 22 aprile 1945 un commando partigiano lo giustiziò assieme al socialista Torquato Nanni, suo amico. Un assassinio rimasto in parte oscuro.

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