I ribelli al governo della città. La generazione della Resistenza. Sesto San Giovanni 1944-1946
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
Come ci si trasforma da ribelli in governanti e amministratori? Chi erano, che idee avevano, che cosa volevano gli uomini e le donne che dopo essersi battuti strenuamente per un ventennio contro il fascismo, si trovarono a dirigere la cosa pubblica nelle città liberate? Che cosa li accomunava, prima che nel nuovo regime democratico si aprissero le naturali divisioni ideologiche e politiche? Nel 1945, alla fine della guerra, Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, era una città-fabbrica: anzi, in Italia, la città-fabbrica per eccellenza. La grande concentrazione di lavoratori - circa 50.000, in gran parte pendolari un po' da tutta la Lombardia, ma anche molti immigrati già allora da altre regioni d'Italia - ne faceva anche un centro politico influente, verso il quale durante la Resistenza «guardavano tutti i lavoratori di Milano e provincia quando si trattava di entrare in lotta»: «il cancro della Lombardia», come «modernamente» la definivano i fascisti di Salò, dove tutti, anche il parroco, erano «antifascisti, ribelli e sabotatori». Comunisti, socialisti, repubblicani, anarchici, democristiani; manovali, operai, tecnici, insegnanti, massaie. Tutti, in questa città, dettero un contributo decisivo e di massa alla Resistenza e tutti sorressero con entusiasmo e impegno l'opera della nuova amministrazione cittadina, inesperta di fronte agli impegnativi compiti della ricostruzione. Sesto San Giovanni, «la Stalingrado d'Italia», raccontata nelle parole degli storici e dei protagonisti e attraverso decine di documenti, manifesti, volantini e fotografie dell'epoca.
|