Pasolini «eretico solitario» e la lezione inascoltata di Gramsci
Disponibile su prenotazione.
Contenuto
Pasolini temeva fortemente in vita di essere strumentalizzato dal potere, di rimanere vittima involontaria della capacità del sistema di metabolizzare anche le posizioni ad esso avverse e di trarne linfa vitale per la propria riforma interna e perpetuazione. Da qui certo suo estremismo polemico e certi atteggiamenti provocatori che potevano sembrare pose letterarie. Ma, dopo la morte, gli è successo di peggio. Assistiamo ad ogni anniversario alla sua «santificazione», quasi ch'egli fosse un fiore all'occhiello di quella società capitalistica matura di cui denunciò, con lungimiranza, tutti gli aspetti antidemocratici e, persino, dittatoriali. Questo volume si propone di contrastare le tendenze iconografiche, di qualsiasi segno, di studiare Pasolini nella sua umanità, nelle sue contraddizioni, nelle sue "fughe in avanti" rispetto allo stagnante ambiente culturale italiano, ma anche nei suoi legami inevitabili col passato, anche nelle sue forme "retrive" e "conservatrici". Un Pasolini "a tutto tondo", dunque, la cui opera va analizzata nella sua complessità ed articolazione, nel rapporto dialettico che esiste tra scritti in versi, romanzi, scritti teorici, scritti «corsari» e «luterani», opere cinematografiche, individuando i vari momenti della sua poetica ed estetica, tra i quali esistono certamente contraddizioni, ma, nel contempo, si può delineare una linea di sviluppo, una diacronia.
|