Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la RAI
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I cittadini italiani sono azionisti di maggioranza della Rai, una delle più grandi televisioni pubbliche d'Europa: 13 canali televisivi, 10 canali radio, 11 sedi all'estero, per un totale di 13.000 dipendenti. In anni in cui sembra che ci siano solo internet, social e app, la Rai resta una delle principali fonti di informazione del Paese. Eppure, nel corso dei suoi quasi settant'anni, questa proprietà è stata gestita senza cura, ha perso colpi sul mercato, non si è rinnovata e oggi ha i conti in rosso. Dal novembre 2015 al gennaio 2017 Carlo Verdelli è stato il primo direttore dell'informazione del Servizio pubblico. Il progetto era ambizioso: un piano di riforma di 470 pagine suddivise in cinque volumi di analisi, confronti internazionali e proposte per "svecchiare la Rai, disinfestarla dai parassiti della politica e proiettarla nel mondo di oggi". Ma qualcosa non ha funzionato. Quali sono gli interessi che hanno impedito un rinnovamento così indispensabile e urgente? Perché e a chi conviene che le cose non cambino? Verdelli ci spiega perché riformare il Servizio pubblico e sottrarlo alle sabbie mobili del potere romano è impossibile, confermando che il problema dell'informazione è più che mai cruciale per la nostra democrazia. Ci illustra quello che dovremmo sapere sulla Rai ma non abbiamo mai osato chiedere prima e, nella nuova prefazione, ci mostra con chiarezza come la sua esperienza personale sia, a distanza di anni, tuttora valida per descrivere un'azienda che, nel succedersi di governi e dirigenze diverse, persevera nella propria immobilità e impermeabilità al cambiamento. Un viaggio senza precedenti nei corridoi di viale Mazzini, dove si sta giocando la partita della nostra democrazia.
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