Nerone e dintorni. Arrigo Boito e il culto dell'antichità romana tra XIX e XX secolo
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In occasione del centesimo anniversario della scomparsa di Arrigo Boito (1842-1918) - intellettuale anomalo nel panorama italiano: letterato, musicista, amministratore e uomo politico -, la sua ultima opera musicale Nerone è stata il felice pretesto che ha ispirato una iniziativa di studio interdisciplinare dedicata dall'Università di Parma alla presenza di Roma antica nella cultura e nella vita politica e sociale, in campo nazionale e internazionale, nell'epoca in cui ha preso corpo la tragedia neroniana. La scelta del soggetto da parte di Boito nasce quando l'idea di Roma antica è ancora un termine di riferimento ineludibile, in senso positivo o negativo secondo i casi, nella cultura occidentale. Da quando, appena ventenne, matura l'idea di mettere in musica i caratteri, le vicende e l'essenza stessa del tempo di Nerone, egli inizia a raccogliere una mole vastissima di appunti sui più vari aspetti della vita dell'epoca; di annotazioni iconografiche e musicali, metriche e lessicali; di schede su personaggi e situazioni drammatiche. La ricerca durata per più di cinquant'anni terminerà solo con la morte di Boito e con l'opera incompiuta. Per volontà di Arturo Toscanini, essa sarà poi completata e messa in scena, con grande successo e clamore mediatico, al Teatro alla Scala di Milano il 1° maggio 1924. Il volume restituisce alcune delle molteplici suggestioni culturali che un'opera come il Nerone condensa e rilancia nelle direzioni che si dipartono dal nodo centrale della ripresa della romanità, disegnando intrecci tra cultura alta e popolare, storia antica e otto-novecentesca, palcoscenici teatrali, scaffali delle librerie e aule scolastiche.
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