"Il voglioso di Dio" è un testo ardito e spiazzante, un ibrido tra saggio e diario intimo ove convivono tematiche ritenute inconfessabili dai più o tenute separate a causa di condizionamenti che l'autore ascrive all'incapacità di essere sé stessi per la paura del giudizio altrui. L'opera è un viaggio fra le pulsioni omosessuali dei sensi e la ricerca dell'Assoluto, ed è cosparsa di profumi misticheggianti e analisi sul linguaggio usato nella comunicazione odierna, nonché dissezioni sulle insidie celate nei social e nelle chat per incontri. Il libro indaga la complessità di un'esperienza di vita: dapprima sconcertante e poi riconosciuta come richiamo dell'anima ad adempiere la Sua missione. La narrazione audace e ribelle, accompagna il lettore nei rapimenti vissuti dallo scrittore nell'infanzia verso la dimensione trascendente, e poi nell'adolescenza con l'iniziazione alla sensualità, e infine nell'età adulta, impregnata di sostanza invisibile ed esoterica, di stordimenti passionali congiunti al rapimento sensoriale. Come uno scoiattolo della penna, l'autore raggiunge vette di consapevolezza con istinto naturale e poi scende verso abissi d'ombra con giocosa leggerezza.