Perché non si stava meglio quando si stava peggio. Controstoria d'Italia dal fascismo al populismo
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Manca, all'Italia, una solida coscienza storica. Il Paese ha troppi conti in sospeso con il passato: responsabilità rimosse, fascinazioni nostalgiche, nodi irrisolti. Dall'esperienza del Fascismo fino alla più recente egemonia populista, questo libro intende ricostruire una "storia critica" e mettere in luce limiti e contraddizioni dell'Italia contemporanea. Nel 1922 Piero Gobetti sostenne che il Fascismo era «l'autobiografia della nazione»: il frutto avvelenato di un carattere nazionale estraneo a libertà e democrazia. Il passaggio dalla monarchia alla repubblica, dalla dittatura alla democrazia e da un'economia arretrata a un'economia di mercato ha cambiato orizzonti, costumi e consumi, ma l'eredità fascista ha pesantemente influenzato il percorso intrapreso e l'Italia ha vissuto una pericolosa frizione tra conservazione e progresso. Negli anni Novanta sono poi riemerse sotterranee pulsioni antipolitiche e da allora il distacco tra società civile e classe dirigente ha alimentato rabbia, insicurezze e frustrazioni. È esploso il fenomeno del populismo e la storia e gli storici sono stati marginalizzati dal dibattito pubblico. In un tempo di grandi trasformazioni, si impone allora un confronto diretto - e sincero - con il nostro passato. Una controstoria dell'Italia dal fascismo al populismo. Tra i contenuti del libro: Un Paese in camicia nera, la rivolta antidemocratica, anatomia del regime, il marchio fascista; Una democrazia difficile, l'alba della repubblica, sul terreno della politica, la grande trasformazione; Il prezzo della modernità, gli anni del dissenso, l'agonia della repubblica Il tramonto di un secolo, il miraggio degli anni '80, dentro, fuori e contro la politica; Tra passato e presente, l'Italia nel XXI secolo.
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