Democrazia futurista. Dinamismo politico
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"Letto oggi, Democrazia futurista, il programma politico del PPF, e un toccasana, tonico corroborante che eleva dal grigiore politico, dal plumbeo elettorale. È perfino profetico: chiunque si appelli ?ad una concezione di politica assolutamente sgombra di retorica, violentemente italiana e violentemente rivoluzionaria, libera, dinamica e armata di metodi assolutamente pratici?, è futurista di fatto. Emersi dalle macerie della Prima guerra, i futuristi, anti-intellettuali (Filosofi e storici avendo fatto della filosofia e della storia dei mestieri lucrativi, tengono assolutamente alla immobilità della loro lampada serale sul tavolo ingombro di documenti e temono gli scossoni fragorosi e tetri della piazza rivoluzionaria?), vogliono detronizzare i potentati, ribaltare la prassi politica, abbattere le convenzioni, di ogni sorta. Il tema centrale, tuttavia, il più provocante, è quello che riguarda i rapporti tra politica e poesia, tra arte e potere. Il PPL, d'altronde, unico nella storia... è stato concepito, voluto e attuato da un gruppo di artisti poeti, pittori, musicisti ecc.?. Che c'entra la politica con la poesia? Nulla, dice il puro di cuore. Tutto, in verità. La poesia di Dante è 'politica' Alessandro Manzoni è eletto Senatore nel 1860; Giosue Carducci nel 1890; Giovanni Verga nel 1920. Gabriele d'Annunzio, ?candidato della Bellezza?, fu deputato dal 1897 per l'estrema destra, giusto in tempo per fare il ?salto della siepe? verso il seggio dell'estrema sinistra, all'urlo di ?Come uomo d'intelletto, vado verso la vita?. Fu D'Annunzio, appunto, a costituire il prototipo di Marinetti, che ne seguì la campagna elettorale intuendo il nodo focale: ?trasformare la fama letteraria in influenza politica, la celebrità in potere?"
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