Caffè americano. La libertà fugge dinanzi alla pandemia
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La crisi del coronavirus era prevedibile, ed è stata prevista. Gli scienziati avevano paventato, fin dal 2003, una grave epidemia, specificamente da coronavirus, più pericolosa delle precedenti. Il Johns Hopkins Center for Health Security tenne in maggio 2018 una simulazione su come rispondere. In ottobre 2019, lo stesso Johns Hopkins Center fece un'altra simulazione, l'Event 201, che produsse un documento dal titolo Preparedness for a High Impact Respiratory Pathogen Pandemia. Con le chiare avvisaglie di tragedia in arrivo, i gestori istituzionali sono rimasti addormentati sulle leve di comando e si sono lasciati travolgere dagli eventi. Il loro compito sarebbe stato di considerarsi costantemente in preallarme, sorvegliare l'ambiente a 360°, cogliere ogni segnale premonitore, ipotizzare quante più probabili o possibili o anche solo immaginabili evoluzioni e varianti. E agire in prevenzione a ogni passo della sequenza prodromica. È scritto in tutti i manuali di gestione delle crisi. Quando l'epidemia del COVID-19 prese d'assalto il mondo, trovò le porte spalancate, non c'erano gestori di crisi preparati a reagire. La crisi rientrerà, e il mondo ritornerà alla normalità. Ancora una volta, i gestori istituzionali nulla faranno per preparare le difese dalla prossima epidemia. Che sicuramente sopravverrà, più violenta e devastante di quella che stiamo vivendo.
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