La paura ci può salvare
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Un nemico invisibile e letale si è abbattuto su di noi obbligandoci a fare i conti con la paura. Ogni generazione si è trovata a combattere la propria battaglia collettiva: le principali vittime del Covid-19, che sono nate negli anni Trenta, hanno vissuto il dramma della guerra e del dopoguerra, le generazioni successive ricordano l'austerity e gli anni di piombo e raccontano ancora l'isteria scatenata dall'influenza asiatica. Tutti abbiamo assistito al crollo delle Torri Gemelle e all'affermazione del nuovo terrorismo. Le alluvioni e i disastri naturali dovuti ai mutamenti climatici ci hanno reso consci della nostra fragilità. Ma nulla ha imposto cambiamenti così radicali al nostro stile di vita come l'epidemia del Coronavirus: l'ampia copertura mediatica, insieme alle misure prese contro il contagio, hanno contribuito a portare in noi incertezza e instabilità. Il nostro cervello in questa situazione si comporta come una spugna che assorbe tutto e ci restituisce pensieri e comportamenti a volte incontrollabili. Ma siamo sicuri, si chiede nel suo nuovo libro il neurologo Rosario Sorrentino, che quella che sembra la nostra più grande nemica, la paura, che spossa la mente rendendoci più vulnerabili, non sia invece una risorsa a cui attingere? Una riflessione sugli effetti di un trauma collettivo che ha colpito il mondo intero e su come possiamo uscirne più forti di prima.
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