Menippo o la negromanzia. Testo greco a fronte
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Scendere all'Ade è un bell'impegno. Certo, non è cosa da tutti. I miti e i poeti antichi lo sanno dire in molti modi. È un luogo altro nel cosmo, il più lontano possibile da tutto ciò che conosciamo. Sta in un altrove per definizione, con tante potenzialità, perfino egualitarie e democratiche. Per questo lo chiamano l'altro mondo, che per noi suona, ovviamente, abbastanza sinistro. Lo strano filosofo Menippo di Gadara, l'inventore della satira menippea e l'eroe satirico delle opere di Luciano di Samosata, si assume il compito di scendere da vivo nell'Aldilà. Segue per questo, a suo modo, le tracce degli eroi più illustri del mito, quali Eracle, Orfeo, Odisseo, protagonisti dell'impresa più dura e difficile. Perché solo là, dove non contano più la ricchezza, il potere, il successo, c'è la possibilità di trovare una risposta alle nostre aporie etiche, ovvero all'arroganza, all'iniquità e alle vane follie della vita degli uomini sulla terra. Sarà, naturalmente, una risposta paradossale, perfino imbarazzante, un po' sovversiva, tra l'assemblea dei morti e la voce del saggio Tiresia.
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