Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani
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"Gl'italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun'altra nazione. Questo è ben naturale, perché la vita per loro val meno assai che per gli altri, e perché egli è certo che i caratteri più vivaci e caldi di natura, come è quello degl'Italiani, diventano i più freddi e apatici quando sono combattuti da circostanze superiori alle loro forze. Così negl'individui, così è nelle nazioni". "Le classi superiori d'Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci". È la conclusione a cui Leopardi giunge a metà del suo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani testo che, insieme alle Operette morali, a cui lavora nello stesso periodo, rappresenta la sintesi del suo pensiero. Proprio in uno degli scritti che compongono quella raccolta - Detti memorabili di Filippo Ottonieri - che accompagna e arricchisce questa nuova edizione commentata, consente di capirne il profilo di una riflessione e ne illustra il senso. Composto di getto nella primavera-estate del 1824 sarà pubblicato per la prima volta solo nel 1906, a lungo ignorato, il testo di leopardi è tornato e si è imposto come un "classico" a partire dalla fine degli anni '80 del secolo scorso.
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